E’ indubbiamente il fenomeno del momento: Blanco, pseudonimo di Riccardo Fabbriconi, in pochissimo tempo si è imposto nel panorama musicale italiano ottenendo risultati impressionanti.
La bomba è esplosa con “Notti in bianco”, per poi proseguire a suon di successi con le collaborazioni “La canzone nostra” e “Mi fai impazzire”, arrivando all’album “Blu Celeste” certificato triplo platino.
L’ultimo grande traguardo raggiunto dal ragazzo prodigio classe 2003? La vittoria all’ultima edizione del Festival di Sanremo con il brano “Brividi” in coppia con Mahmood.
Una vittoria annunciata già da prima dell’inizio della kermesse, consacrata poi da esibizioni emozionanti, interviste esilaranti e i social network tutti concordi nel definirli i migliori per distacco.
Com’è andata a finire? Hanno vinto con più del 50% delle preferenze, sono stati il brano più ascoltato di sempre nelle prime 24h dall’uscita su Spotify, alle prime certificazioni utili erano già disco di platino e sono considerati già tra i favoriti per la vittoria all’Eurovision Song Contest di Torino.
Ma come ha fatto Blanco ad avere così tanto successo in pochissimo tempo? E’ merito solo del suo talento?
Già il fatto che nel panorama musicale italiano si sia inserito senza l’aiutino dei talent è una novità, ma il nostro Fabbriconi ce l’ha fatta soprattutto grazie a un’ottima strategia di Personal Branding.
L’Italia si ritrova in piena pandemia, con una voglia di evadere dalla pesantezza senza precedenti.
E in questo contesto si inserisce lui.
Blanco è giovanissimo. E’ pieno di tatuaggi sì, come tutti i veri trapper di questi tempi, ma ha anche un sorriso tenero, quasi da angioletto. Il primo elemento del suo successo è proprio questa sua doppia immagine in cui l’aspetto del bad boy si amalgama perfettamente con il suo atteggiamento da bravo ragazzo.
Pensate che durante il festival, mentre salutava i fan, ha detto a tutti di mettersi la mascherina. Ma non l’ha fatto con quell’aria di perbenismo ossessionato dal politically correct che permea la maggior parte delle azioni dei suoi colleghi. Lui l’ha fatto con tutta la spontaneità della sua età, sottointeso si leggeva un “dai fratè non fare cazzate, che se no ci salta la festa”.
Ed ecco che salta fuori la seconda caratteristica di questo personaggio che sta facendo impazzire tutti: la sua autenticità.
E’ famosissimo, supera nelle classifiche artisti navigati, tutto quello che tocca diventa oro, ma lui resta sempre il ragazzetto che gioca nella squadra di calcio del paese.
Lo dimostra nelle interviste dove ride, scherza, dice cose senza senso, fa vedere di che colore sono le sue mutande, prende tutto con una leggerezza che in qualsiasi altro momento storico sarebbe potuta risultare patetica ma che in questo periodo diventa quasi vitale per l’umore di ogni persona.
In una situazione in cui ci hanno costretti da avere paura di tutto, perfino di stringere una mano, lui si mette dietro al presentatore della kermesse più famosa d’Italia a fare smorfie e linguacce, senza mai risultare pesante o sgradevole.
Lui entra nel palco con la sua bicicletta, tira un calcio ai coriandoli della vittoria facendoli finire direttamente nella sua bocca mentre sta cantando, si lancia strisciando in mezzo al palco.
Lui rompe le regole, senza esagerare, senza strafare, ma spezza quei piccoli dettami del “è così che ci si comporta”, ed era esattamente quello che tutti avevano bisogno di vedere. Dopo due anni in cui ci viene detto continuamente cosa possiamo fare e cosa no, qualcuno che spezza gli schemi ci fa sentire meglio, un po’ più liberi.
Altra caratteristica del Personal Branding di Blanco che sicuramente non si può ignorare è la sua fluidità e inclusività che come sempre sa gestire nella giusta misura.
L’apertura verso l’abbattimento delle differenze di genere e libertà di orientamento sessuale sono ormai pane quotidiano in Italia, specialmente nel mondo della musica.
Blanco è riuscito a trasmettere la sua apertura verso la libertà, ma sempre senza esagerare: ormai vedere uomini vestiti in abiti femminili o un bacio saffico non fa più così scalpore, lo fanno praticamente tutti, spesso arrivando al limite dell’esasperazione.
Lui invece come sempre è misurato e credibile: sale sul palco con Mahmood, dichiaratamente omosessuale, e lo tratta come il suo migliore amico, in modo sincero e puro. Tanti (se non tutti) se l’aspettavano da loro almeno un bacetto a stampo, lo fanno tutte le rockstar, no?
E invece loro ci stupiscono con la normalità, la normalità di due amici che si vogliono bene, che si vestono come vogliono, in maniera sicuramente eccentrica perché sono delle star, ma senza mai esagerare. Riescono a cantare dell’amore, emozionandoci fino a trafiggerci il cuore, senza dover cadere in banali clichè.
Ma l’inclusività di Blanco, e questa sua tendenza ad abbracciare, più o meno metaforicamente, ogni persona che incontra si vede anche negli intro di ogni suo pezzo.
“Michelangelooo, mettimi le ali”
Michelangelo, soprannome di Michele Zocca, è il produttore musicale e co-autore di tutti i pezzi di Blanco. E il nostro Fabbriconi non vuole mai fare il superuomo, non ha la classica sindrome della star che ritiene che il successo sia tutto merito suo. Lo dice sempre prima di iniziare a cantare, lo urla a squarciagola: io sono bravo, ma non sarei nessuno se Michelangelo non mi mettesse le ali per volare.
Per finire, come non citare i social media?
Grazie al suo talento indiscutibile e a questa costruzione di un Personal Branding impeccabile, Blanco è spinto notevolmente dall’onda social verso il suo successo.
Infatti moltissimi dei suoi brani sono finiti in tendenza su TikTok. E come ormai ben sappiamo, TikTok è capace di far tornare di moda canzoni uscite 10 anni prima e che nessuno si era calcolato. Figuriamoci se i trend utilizzano come sottofondo le hit del ragazzo prodigio del momento cosa si può scatenare. Senza contare poi che dopo la partecipazione a Sanremo @blanchitobebe su Instagram ha raggiunto 2mln di follower, iniziando ad avere anche nella piattaforma più influente di questo decennio uno peso non indifferente.
E la Blaco-mania si è letta perfettamente anche in occasione dell’uscita delle date del suo tour. Ancora non ci sono certezze sulla ripresa della musica live, eppure i risultati del “Blu Celeste Tour” sono estremi: oltre 300mila biglietti venduti e 28 date sold out. E tutti questi numeri più unici che rari in tempi record. Dopo solo qualche minuto dall’uscita dei biglietti, infatti, erano già introvabili, aumentando così il desiderio di ogni fan di poterne possedere uno e rendendoli disposti a pagare qualsiasi cifra pur di ottenerli.
Insomma il nostro Blanco è: bello, buono, figo, sa cantare (non più scontato di questi tempi), è moderno, è moderato ma allo stesso esce continuamente dagli schemi. Riesce a passare da testi e melodie forti e aggressive, a quelli romantici e strappalacrime, mantenendo una credibilità invidiabile. Sicuramente su qualche aspetto deve ringraziare natura e indole, ma il Personal Branding di Blanco è sicuramente ben studiato ed è e sarà un elemento chiave del suo successo.